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04 – Architettura e moda – L’influenza della scienza nella moda e nell’architettura – di Carlo Gibiino

Scienza e tecnologia sono state le “regine” incontrastate del XX secolo, entrambe hanno contribuito a migliorare la vita degli esseri umani, soprattutto per quanto riguarda la salute e la comodità della vita. Tuttavia, ci sono altri aspetti con cui la scienza deve essere considerata, e sono tutti quei fattori che ci forniscono una finestra intellettuale sull’universo.

Il rapporto tra arte e scienza è così forte che è sotto gli occhi di tutti come entrambe siano collegate tra loro, come entrambe siano alla ricerca della verità, della creatività e dell’immaginazione. E’ anche vero, però, che non sono governati dagli stessi criteri di significato e valore. Quando si tratta di scienza, ciò che ci interessa è esclusivamente il contenuto di ciò che viene trasmesso, non i mezzi con cui viene trasmesso. Ma quando si tratta di arte, le cose vanno diversamente. Il contenuto viene trasmesso da una forma specifica in circostanze specifiche è praticamente definitivo di un interesse estetico per un oggetto in particolare.

Molti secoli fa, scienza e arte erano unite. La scienza era in qualche modo una filosofia connessa con l’arte, basti guardare al Rinascimento italiano, Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Piero della Francesca non solo erano artisti, ma anche eminenti scienziati e matematici. Arte e scienza si intrecciano e quindi si influenzano reciprocamente: molto più di quanto, in prima battuta, siamo portati a credere.

La tecnologia e le scienze influenzano la vita quotidiana di ognuno di noi; dall’architettura alla moda, dalla comunicazione alla vita domestica, all’istruzione. Scienza e tecnologia stanno in qualche modo espandendo la consapevolezza delle persone in tutto il mondo. Oggi, con il loro aiuto, si creano nuovi materiali da applicare sugli edifici e sugli indumenti. Uno dei nuovi materiali che si sta facendo strada sulle passerelle e sul campo dell’architettura è la facciata multimediale o Media Facade.

Museum of Modern Arts, Graz, Austria – realities united /abito LED di Hussein Chalayan – Wikimedia commons

Il termine Media Facade è spesso associato a schermi sovradimensionati e pubblicità animate e illuminate in luoghi come Times Square a New York, Piccadilly Circus a Londra e Hong Kong, e rappresentano l’uso pionieristico di questa architettura mediatica. La facciata stessa viene smaterializzata e trasformata in un enorme mezzo pubblicitario. L’architettura tende a utilizzare sempre più le Media Facade come una caratteristica stilistica, diventa parte del processo di pianificazione e offre un nuovo spazio per la progettazione visionaria che ha coniato il termine ‘Mediatecture’.

Nel campo della moda, Hussein Chalayan ha creato un indumento realizzato con LED che viene utilizzato per le pubblicità.

Il design della moda e dell’architettura, con l’aiuto della tecnologia, è stato migliorato tantissimo. Le scienze culturali e le teorie dell’arte, del design e dei media, nonché la sociologia, forniscono gli impulsi chiave per un approccio innovativo alla ricerca. La scienza e la tecnologia, nell’innovazione della moda, sono diventate le nuove muse ispiratrici. Un tempo, il progresso scientifico significava tessuti senza pieghe o trame insolite, ma ora si tratta di innovazione tecnologica, prodotti chimici, metalli, finiture industriali ecc…

La designer olandese Iris van Herpen è stata ad esempio invitata a scoprire di più sul Large Hadron Collider (LHC) durante una visita al CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare con sede in Svizzera. Nel più grande laboratorio di fisica delle particelle del mondo, Van Herpen ha scoperto l’uso dei magneti e sono diventati una fonte di ispirazione per la sua collezione Primavera / Estate 2015, intitolata “Magnetic Motion”.

Un mix ibrido di arte, architettura, moda e scienza, la collezione è stata progettata con l’aiuto degli architetti Philip Beesley e Niccolò Casas e dell’artista Jolan Van der Wiel e presentava intricate creazioni e strutture 3D; veli a rete che reinterpretano i geotessili di Beesley di solito impiegati per i paesaggi architettonici ma usati in questo caso per accennare a nuove geografie del corpo o “abiti fertili” che possono crescere sul corpo di chi li indossa.

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