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Architettura e propaganda – di Carlo Gibiino

Workers’ Party monument, un monumento alle persone che mostra il martello, la falce e il pennello (in aggiunta al classico simbolo del comunismo). Image © Alex Davidson

L’uso dell’architettura per comunicare un attitudine o un idea in maniera persuasiva, influenzare le abitudini, le opinioni e i sentimenti, può essere trovata in varie culture e in varie epoche storiche nel mondo. E’ facile rendersi conto, come l’architettura è da sempre stata usata come mezzo propagandistico per comunicare ai popoli idee di potere politico. Pensiamo al periodo nazista, nel quale l’architettura viene usata per ricostruire il senso di fiducia che il popolo tedesco aveva perso con la contestuale sconfitta durante la prima  guerra mondiale. Ogni aspetto della vita viene disegnato ed etichettato per rappresentare l’unificazione della Germania sotto il terzo Reich. Il più importante esponente della creazione della cultura del terzo Reich, fu ovviamente Albert Speer. Hitler commissionò al giovane e sconosciuto architetto, l’onere di trasformare la sua visione del Terzo Reich in spazio costruito.

Un secondo esempio è il regime totalitario nella Corea del Nord, dove l’architettura svolge un ruolo di incalcolabile effetto sul rinforzo delle ideologie dittatoriali, progettate e costruite per convincere la popolazione che il paese è

Cancelleria del Reich, Albert Speer, 1938

pieno di ricchezza, progresso e benessere. Gli architetti sono chiamati a celebrare le magnificenze dell’impero, i monumenti simbolizzano l’apprezzamento del popolo e l’idolatria dello spirito comunitario.

Lo stesso succedeva in Slovenia, che dopo la seconda guerra mondiale, faceva parte della Jugoslavia socialista il cui sistema politico comportava che in ambito edile lo stato fosse l’unico committente, investitore e progettista, dove l’architettura del primo periodo del dopoguerra fu un incrocio tra la continuità con il funzionalismo anteguerra e il monumentalismo promosso dal realismo socialista. E ancora la ricostruzione spagnola del dopoguerra significa parlare dell’architettura della DGRD (Direzione Generale delle Regioni Devastate) un organo che si fa carico di tutte le opere di ricostruzione, gestendole direttamente o come sistema legale di amministrazione del processo che concede, o nega, i permessi di ricostruzione di qualunque edificio distrutto dalla guerra.

Ma la questione principale è come un architetto possa prendere una decisione nell’accettare o rifiutare un particolare progetto politico? Come la morale e l’etica possono influenzare tali decisioni? L’architettura è solita prosperare negli stati totalitari, rappresentando un mezzo alquanto efficiente di manifestazione e diffusione dell’ideologia di un regime. Spesso la si definisce “architettura retorica” ma  il fenomeno si manifesta anche in società democratiche.

Carlo Gibiino

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