Carlo Gibiino
“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore (Peppino Impastato)”. Desidero cominciare questo post, con le splendide, esatte e carismatiche parole di un Uomo che ha avuto il coraggio di dire sempre quel che pensava, a discapito di qualsiasi eventuale timore, e mi chiedo perchè in Italia, non possiamo godere del bello? Perchè i nostri amministratori, politici ed esperti del settore non si sono impegnati per far vivere le nostre città contemporanee, perchè si è abbandonato il senso dell’arte che il nostro paese ha fatto conoscere in passato al mondo intero? E’ ora di dire basta con gli scempi, basta con la bruttezza, basta con scatole preconfezzionate, nelle quali noi non ci riconosciamo più, basta con le canoniche colate di cemento senza anima e senza identità. Ogni luogo ha il suo personale “spirito”, interazione tra luogo e identità, tra cultura e senso civico, tra linguaggio e ambiente. Il rilancio della qualità nell’architettura passa attraverso dibattiti, formazione e informazione, tre necessari strumenti attualmente assenti nella nostra vita quotidiana, la qualità nell’architettura deriva anche da una forte sensibilizzazione dell’opinione pubblica attraverso l’uso di canali convenzionali quali tv, giornali, e soprattutto internet. Bisogna puntare su una elevazione culturale a partire da chi vive la città, fino a chi la amministra, negli ultimi anni in Europa è, infatti, cresciuta la consapevolezza dell’importanza del ruolo giocato dalle città nel guidare l’innovazione e la crescita economica locale e similmente è andato aumentando il bisogno di sviluppare strategie di rinnovamento urbano. L’appartanenza ad un sistema Europeo, e non più semplicemente locale, ha determinato la necessità di fissare nuovamente alcuni elementi per ridefinire l’dendità urbana, esclusiva, unica e preziosa per rinoscersi in un percorso interiore di appartenenza. La città contemporanea, riprendendo un concetto caro al sociologo inglese John Urry, diventa oggetto di «consumo visuale» (Urry 1995), ovvero di fruizione estetica, e i valori positivi che l’immagine della città porta con sé fanno della città stessa un marchio per i prodotti e le attività che hanno luogo sul suo territorio. In tale contesto progettare trasformazioni dello spazio urbano significa investire nella produzione di luoghi che si prestano al consumo visuale ovvero incentivare la fruizione estetica della città. Lo strumento del Concorso, seppure non perfetto, rappresenta ad oggi in modo indiscutibile la miglior forma di procedura ed è strumento ormai ordinario nei principali Paesi Europei, non così in Italia ove è ancora una procedura poco e mal usata, l’uso del Concorso per realizzare Opere Pubbliche deve essere uno strumento ordinario, sostanzialmente obbligatorio, e tutte le Amministrazioni devono attrezzarsi per compiere questo indispensabile salto qualitativo.