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Architettura nel disegno filosofico di Carlo Maria Carafa

Carlo Maria Carafa





Il centro storico di  Mazzarino svela diverse testimonianze del barocco siciliano tra le più importanti della provincia di Caltanissetta, grazie a Carlo Maria Carafa che ne fece un esempio  di arte, architettura e centro culturale di massima importanza, pur non essendo mazzarinese di nascita merita ugualmente di diritto un posto d’onore nella storia della cittadina, in quanto all’epoca, per il suo attivo impegno e capacità, ottenne onori, vanto e splendore, per conoscere la Mazzarino “seicentesca”, non si  può  ignorare la figura del nobile Carafa.

Carlo Maria Carafa Branciforte principe di  Butera, nacque a Castelvetere, in Calabria, il 22 Febbraio 1651 da Fabrizio marchese di Castelvetere, principe della Roccella e del Sacro Romano Impero e da Agata Branciforte, figlia di Giovanni conte di Mazzarino.
Fu educato da dotti precettori dedicandosi  agli studi di filosofia e matematica. Nel 1671 succedeva al padre nei titoli, sposava Isabella d’Avalos, figlia del marchese del Vasto e di Pescara, morì nel mese di giugno 1695, a Mazzarino. 
Le innate doti di magnanimità ed esemplarità fecero di Carlo Maria Carafa un grande uomo e signore; è possibile capire meglio alcuni tratti della sua vita, mediante le sue opere ed alcuni disposti contenuti nel suo testamento, che tracciano un percorso filosofico dell’architettura e dell’ urbanistica; in concreto oggi ciò che più colpisce non appena entrati a Mazzarino  è la ricchezza dei suoi monumenti e delle sue chiese, un centro storico ricco di storia e arte tanto da essere proposto all’UNESCO come patrimonio d’arte mondiale.
Vi consiglio, quindi, di munirvi di macchina fotografica e visitare i monumenti di seguito descritti: 
 
La Basilica di SS.Maria del Mazzaro, edificata nella seconda metà del 1100 da Manfredi, conte di Policastro. La costruzione di questa chiesa è legata al ritrovamento nel 1125 di un quadro in un sotterraneo, ancora conservato nella chiesa, che raffigura la Madonna del Mazzaro. Il quadro era stato sepolto dopo l’editto sull’iconoclastia emenato da papa Leone Isaurico, che vietava ogni raffigurazione del Cristo e dei santi. Quando fu ritrovato, la popolazione proclamò la Madonna come patrona della loro città. La chiesa è un pregevole esempio del barocco siciliano. Papa Giovanni Paolo II nel 1980 ha donato il calco in argilla della sua mano: l’impronta è stata riportata sul portale in bronzo della chiesa. 
 
Chiesa di S.Maria La Neve, voluta su diposizioni testamentarie dal principe Carlo Maria Carafa, alla fine del ‘600, la chiesa fu eretta dove prima sorgeva un’antica chiesetta da cui ha preso il nome. Costruita su progetto dell’architetto Angelo Italia, fu ultimata solo nel 1844, anche se nella facciata molte decorazioni sono rimaste incomplete. L’interno a tre navate è decorato con affreschi e tele risalenti al XVII secolo, oltre a due grandi lampadari in cristallo policromo dell’ottocento provenienti da Murano.
Chiesa del SS.Crocofisso dell’Olmo, risalente al V secolo d.C. Restaurata dai Normanni tra il X e XI secolo, fu dedicata alla Madonna dell’Itria.
 La chiesa, a tre navate, conserva un antico Crocifisso di epoca normanna custodito in una portantina di ferro di 14 quintali. Il crocifisso viene portato in processione ogni anno a maggio dalla Confraternita della Bara, costituita nel 1844.
 
 
 Palazzo Branciforti, il collegio dei Gesuiti e il convento dei Padri Carmelitani, dove oggi ha sede il Palazzo Comunale, ma uno dei monumenti che attira maggiore interesse è senza dubbio U’ Cannuni, come viene chiamato dagli abitanti l’antico castello della città.
L’origine del castello non è ancora nota: si pensa che fosse una fortezza araba (vista la sua posizione strategica che domina tutta la vallata intorno a Mazzarino). Le prime notizie ufficiali si hanno intorno al 1282-1292 quando Stefano Branciforti acquistò il castello. Rimasto proprietà dei Branciforti fino alla fine del 1700, fu restaurato intorno al XIV secolo, a cui seguì il suo lento abbandono. La famiglia baronale infatti abitò il castello fino alla fine del XV secolo per poi trasferirsi definitivamente nel lussuoso palazzo che fecero edificare in città.
Giovanni Santagati
 

 

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