Volevo fare l'architetto Il mio primo libro

04 – Cosa c’entra la bellezza?

Concluso il lavoro e soddisfatto, saluto i miei clienti-amici e vado a passare qualche giorno a Copenaghen, una delle città più belle d’Europa, la Venezia del Nord Europa. Per essere una città piccola, Copenaghen è un peso massimo per quanto riguarda l’architettura mondiale, grazie all’enorme ricchezza di talenti che vi sono cresciuti e al desiderio nazionale di creare edifici belli ma anche sostenibili. La città possiede una venerabile storia in architettura ed è la patria di alcuni dei più famosi nomi del settore. Nel 2008 è stata nominata “la migliore città del mondo per il design” dalla rivista inglese Monocle. Il Radisson Blu Royal Hotel, a Copenaghen, è famoso per essere il primo design hotel del mondo, gli interni e l’esterno sono stati progettati nel 1960 dall’architetto di fama mondiale Arne Jacobsen, Ørestad è uno dei quartieri più nuovi della città e presenta un sorprendente miscuglio di alloggi sperimentali ed eccezionali attrazioni di design, tappa obbligata per chi ama l’architettura contemporanea è l’imponente Royal Opera House, realizzata da Henning Larsen nel 2005: la sua ricca programmazione è stata definita una delle più innovative al mondo, il Danish Design Center, il giardino Tivoli il parco di divertimenti più antico d’Europa. Oltre a questi edifici di fama internazionale, comunque, esistono tanti altri esempi di architettura contemporanea che ben si sposano con le preesistenze sette-ottocenetesche.  In pochi giorni riesco a visitare camminando quasi tutta la città, pochissime auto, tantissime biciclette e gente a piedi nonostante il clima non proprio favorevole; conosco tante persone tra cui un uomo separato con due figli, che al momento non lavorava ma che riusciva a sbarcare il lunario grazie alle sovvenzioni statali. Mi parla un po’ della sua vita, è convinto a sfruttare questa sua situazione per qualche mese per poi ritornare a lavorare, in Danimarca trovare lavoro non è un problema mi dice. Parliamo di corruzione, mi spiega che non esiste, se un politico viene sorpreso a rubare, prendere una tangente o sperperare denaro pubblico, egli perde immediatamente il suo posto istituzionale e sociale, per cui pochissimi sono i temerari che si cimentano in tali sconsiderate azioni!

Dopo una considerevole iniezione di autostima, per gli apprezzamenti ricevuti e per le soddisfazioni professionali ed economiche, mi dirigo verso l’aeroporto pronto a volare verso la Sicilia, è Natale, ma deciso più che mai a ripartire in tutti i sensi. Durante le ferie natalizie, a causa purtroppo di un problema familiare, non riesco a progettare la mia emigrazione, incontro un caro amico che lavora tanto, e mi propone una collaborazione molto interessante. Penso, rifletto, prendo una decisione….resto in Sicilia, amo la mia terra e se riesco a fare il mio mestiere, ad avere soddisfazioni professionali ed economiche e nel frattempo dedicarmi alle problematiche familiari, mi sembra un ottima decisione. Prendiamo degli accordi e cominciamo a lavorare insieme. Il lavoro non manca, ci sono tanti progetti da sviluppare e, rassicurato anche dalle prospettive economiche, mi lancio a capofitto come sono solito fare in questa nuova direzione. E’ un ambito nuovo per me, si tratta di costruzioni dedicate all’imprenditoria agricola prevalentemente con strutture in acciaio. Per cui comincio a studiare la materia e la numerosa letteratura esistente, per cercare di farmi una cultura storica e progettuale. Pieno di entusiasmo propongo nuove idee, credo nella composizione architettonica che possa dare una nuova veste a strutture fino ad oggi abbastanza standardizzate, credo nell’architettura come missione per armonizzare il mondo, Alvar Aalto disse: “rendere lʹarchitettura più umana significa fare architettura migliore, e significa anche allargare il concetto di funzionalismo oltre il limite della tecnica. Questa meta può essere raggiunta solo con mezzi architettonici, creando e combinando le tecniche, così che si possa offrire allʹuomo lʹesistenza più armoniosa possibile”. Conscio della devastazione territoriale ad opera di una edilizia perpetrata in nome di un unico obiettivo, il denaro, condita da appalti truccati a favore dell’imprenditore di turno, edifici progettati da “ragionieri”, mazzette, concussioni e quant’altro, decido che nel mio piccolo, posso dare un contributo alla riqualificazione territoriale e alla perdita di identità. Certo, queste sono tematiche che dovrebbero e devono essere affrontate in ambiti più estesi, coinvolgendo le amministrazioni locali e nazionali attraverso una programmazione urbanistica volta al reperimento degli standard minimi accettabili per preservare,   migliorare e ristrutturare un territorio fortemente violentato da scellerate scelte speculative a danno della qualità urbana, con fenomeni di accelerazione esponenziale del consumo di suolo, dissesti idrogeologici, inquinamenti elettromagnetici ecc.. Sappiamo bene che ai nostri politicanti, certi argomenti non interessano, ma preso dall’impeto che forse qualcosa di buono per la mia terra posso farla, comincio a proporre le nuove idee.  Nel frattempo intercetto una interessante opportunità a favore dei Comuni per la sostenibilità e l’efficienza energetica relativo alla concessione di contributi a fondo perduto per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico e/o di produzione di energia da fonti rinnovabili a servizio di edifici di Amministrazioni comunali delle Regioni Convergenza Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) afferente al FESR 2007/2013. Decido di segnalare il bando all’assessore di riferimento e ai dirigenti dell’UTC, sono convinto che sia una opportunità da non perdere, ci sarà un risparmio per tutti i cittadini. Dopo le normali 26 ore di anticamera, riesco finalmente a parlare e ad esporre i contenuti del bando, mi dicono che da poco è stato istituito un ufficio Europa che si occupa proprio di intercettare fondi europei, bene !!! mi dico, ancora meglio, forse ne sono già a conoscenza e stanno lavorando per noi (cittadini). Ovviamente non era così. Nasce, a parole, l’intenzione di sfruttare i fondi, ma siamo nel mese di Luglio, i dipendenti devono andare in ferie, poi c’è Agosto e i dipendenti vanno in ferie, poi arriva settembre e il bando è scaduto. Purtroppo conosco molto bene le politiche politicanti dei politici, non ero certo nuovo a queste cose. Ricordo che tanti anni addietro, collaborai alla stesura di un fantastico progetto relativo ad una cittadella dello sport. Riprogettammo una vasta area dismessa e degradata ai fini di poterla restituire alla città composta da un percorso salute, una pista di MTB, due campi di basket, che all’occorrenza potevano essere trasformati in campi di calcetto a cinque o tennis, un campo di calcio a otto e una pista per auto modellismo. Incontri, conferenze stampe, presentazione del progetto, soldi stanziati, tante chiacchiere ed infine il nulla. Non solo, pur avendo in mano le carte, non ricevetti neanche un euro per il mio lavoro, ma ricordo benissimo, non riuscii nemmeno a recuperare le somme da me spese anticipatamente. Lottai e continuo a lottare per ciò che mi spetta, anche con quell’azienda dei render, ma fino ad oggi solo un pugno di mosche. Tentai diverse volte, nella mia ingenuità, di collaborare con l’amministrazione, di proporre progetti per valorizzare il territorio locale, per avvantaggiare la cittadinanza tutta ai fini del risparmio economico, ricevetti solo promesse, belle parole, e calci in culo. Generalmente non mi arrendo facilmente combatto da buon praticante di arti marziali, fino alla fine, ma come dice Bruce Lee, “la fine giunge solamente quando tu decidi che sia finita”, io ho deciso. Non posso continuare a parlare con chi non vuole ascoltare, non posso perdere il mio prezioso tempo inutilmente, ho troppe cose da fare ancora in questo cammino chiamato vita, non posso sottomettermi a squallide tecniche di sfiancamento perché così è stato deciso, non ho padroni, non ho santi, sono un uomo libero e tutto quello che di buono ho fatto nella mia professione, l’ho fatto con testardaggine e buona volontà, cammino a testa alta senza dovermi sentire in obbligo verso qualcuno o qualcosa. Ma la città, sebbene passiva, non dimentica. Nel 2006 acquistai un blocco di pietra locale, cosiddetta di “Sabucina”, e creai un evento che a Caltanissetta non si era mai visto, scolpire un blocco di pietra di due tonnellate dal vivo in una settimana. Contatto un bravo scultore, gli proposi l’iniziativa che accettò di buon grado, dicendomi che cose di questo genere le aveva viste solo all’estero. L’artista fu di parola in una sola settimana scolpì quell’enorme ammasso di pietra trasformandolo in un oggetto d’arte. Nonostante i soliti malumori, la risposta della cittadinanza fu molto positiva. Dovetti lottare altri due anni per far posizionare la scultura intesa come arredo urbano, un regalo che noi come associazione e lo scultore ci prendemmo la briga di fare alla nostra città. Nessuno all’interno dell’amministrazione di allora sembrò interessarsene, finita la scultura e fatta la loro campagna elettorale, tutto era finito nel dimenticatoio. Mi sembrò più che corretto e lo rifarei ancora oggi, finire quello che avevamo iniziato. Come al solito belle parole e niente più. Cosa centra tutto questo con la professione di architetto? Apparentemente nulla, ma io mi sento in primis cittadino che ama la propria città, e se all’abbellimento non ci pensa chi è pagato per farlo, allora ci penso io. Cosa centra la bellezza? “Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore (Peppino Impastato)”.

Mio padre mi diceva sempre, quando ero piccolo, “mi raccomando non fare mai società con nessuno e specialmente con amici e parenti”, bhè…aveva ragione, ma purtroppo io sono testardo, se non lo vedo non ci credo, così, prima di lavorare nell’ambito dell’imprenditoria agricola, avevo fatto la mia prima società (società di servizi) con il mio miglior amico di quel tempo, era all’incirca il 2006. Avevamo unito le forze per lavorare, ognuno con il proprio ambito, e mentre continuavo imperterrito a credere nella professione di architetto, mi impegnavo in questa direzione comunitaria. Date le conoscenze acquisite tramite le mie esperienze pregresse, contatto un cliente per proporgli un lavoro. Egli accetta di buon grado, per cui cominciamo a stendere le prime idee progettuali ed a sottoporgliele, durante i nostri incontri parlammo ovviamente del compenso, e in quel momento, come un “uroboro”, il tempo sembrò fermarsi e riavvolgersi all’infinito. Capii che se volevamo andare avanti, dovevamo trovare un compromesso….il solito compromesso….ovvero soldi non c’è né!!! Dopo circa due ore di chiacchiere, incontri, scontri, insulti, riucii ad ottenere un ottimo compromesso, i soldi erano spuntati, certo non tutti ma pensai che con un piccolo sconto sia il cliente che noi potevamo essere soddisfatti. Per cui torno allo studio e spiego le nuove condizioni ai miei soci. Ebbene il mio migliore amico mi mandò a fare in culo, non ho mai capito bene quale motivazione. Bhè…la motivazione ufficiosa era che lui voleva e pretendeva assolutamente quanto stabilito, per cui se qualcuno doveva percepire una riduzione di onorario… quello ero io. Basito e scioccato dalle dichiarazioni e dalle parole forti che uscirono dalla sua bocca, gli chiesi di calmarsi e riparlarne il giorno dopo. Ebbene il giorno dopo arrivato allo studio, lo trovai semivuoto, il mio migliore amico se ne era andato senza avvisare me o il proprietario di casa lasciandomi in mezzo ai debiti (affitto e utenze da saldare), nonché il progetto sfumato. Avevo imparato a non fidarsi delle amministrazioni pubbliche, a non fidarsi degli estranei, adesso avevo imparato che mio padre aveva ragione. Come al solito mi rimboccai le maniche e continuai imperterrito nella mia missione: diventare Architetto!  

Carlo Gibiino

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