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Rigenerazione urbana – di Carlo Gibiino

Il tema della rigenerazione urbana è di grande attualità e può contribuire a ridare vita alla discussione tecnica al fine di calibrare con maggiore successo sia gli strumenti normativi che quelli progettuali. Il nostro territorio ha bisogno di politiche per lo sviluppo per tornare a crescere; le città sono il motore dell’economia, e possono essere considerate catalizzatori di innovazione e creatività, affinché ciò avvenga le  dimensioni – sociale, culturale, economico, ambientale – della vita urbana vanno improrogabilmente messe in stretta relazione attraverso un approccio integrato. La programmazione finanziaria dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020 offre nuove ed importanti opportunità per lo sviluppo urbano: quali creazione di lavoro, sfruttamento sostenibile delle risorse energetiche, mobilità sostenibile e riqualificazione urbana sono solo alcuni degli obiettivi strategici identificati per il 2014-2020 per il cui adempimento sarà necessario non solo rafforzare il dialogo tra le amministrazioni pubbliche locali, ma anche e soprattutto incentivare gli investimenti. E’, dunque, indispensabile dotarsi di un piano strategico di rigenerazione  che ponga gli obiettivi di qualità urbana ed architettonica, di risparmio delle risorse naturali ed energetiche, di efficienza e razionalizzazione della vita urbana, ad un livello prioritario; poiché primo destinatario della rigenerazione urbana sostenibile è e deve essere il cittadino, occorre  una “rivoluzione civile e culturale” affinché si diffonda la consapevolezza dell’abitare. La ricerca della qualità urbana passa attraverso approcci interdisciplinari che sappiano affrontare le diverse problematiche valorizzando le specifiche potenzialità locali, l’urgenza è quella di riqualificare  spazi già esistenti e non valorizzati piuttosto che costruire ex-novo, anche per contribuire a ridurre la crescita urbana incontrollata e l’ulteriore consumo di suolo.  Quello che si cerca di raggiungere con gli interventi di riqualificazione urbana  è in definitiva una “sostenibilità” che abbia il triplice valore  di benessere, sicurezza sociale e rispetto ambientale. Dal punto di vista sociale, il coinvolgimento nel recupero urbano e i processi di partecipazione sono oggi divenuti estremamente importanti non solo per promuovere l’identità locale, la condivisione, l’appropriazione spaziale, ma anche per rispondere a fenomeni quali la marginalità, la concentrazione di migranti, l’esigenza di sicurezza, la presenza di fasce deboli della popolazione. I programmi di rigenerazione urbana pongono maggiore attenzione alla sfera sociale  e sono volti a combattere la povertà e l’emarginazione sociale, in questo senso, è possibile scorgere una nota evolutiva che va dal pragmatico recupero fisico -spaziale, ad una olistica rigenerazione che si sviluppa attraverso azioni di tipo sociale, economico, culturale ed ambientale. Ma non è tutto rose e fiori, secondo David Madden, docente di Sociologia e Programmazione Urbana alla London School of Economics, la rigenerazione urbana è stata un fallimento: “Rigenerazione urbana, secondo i suoi fautori, vuol dire mettere fine alla povertà. Purtroppo, la realtà è che la povertà viene solo spostata altrove  si dice che i quartieri poveri avrebbero bisogno di rivitalizzazione come se l’assenza di vita -opposto ad impoverimento e perdita di potere- fosse il vero problema. Esclusione viene “riclassificata” come “rigenerazione”. La missione liberale di “incrementare la diversità” è utilizzata ampiamente come scusa per allontanare i residenti originali dalle loro aree, in zone come Harlem e Brixton -aree celebri per la lunga storia di lotta politica e diversità culturale – al termine del processo di gentrificazione, si plaude alla vittoria sulla “povertà” ignorando il fatto che il disagio è stato solo  spostato altrove”. (www.theguardian.com). In conclusione, la rigenerazione urbana come strumento può offrire grandi opportunità di sviluppo, ma è bene prendere in considerazione anche gli aspetti fallimentari che sono venuti a galla nei processi precedenti per avere una visione quanto più ampia possibile, evitando gli errori del passato.
Carlo Gibiino

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